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José Saramago – In Ripida Salita Verso Cecità

Scritto da:

Marilù Iavarone
Photo Credit: Alessandra Pisani

Ho letteralmente faticato a scrivere la recensione di questo libro. Leggerlo è stata una battaglia. Mi è parso infinito. Ogni pagina una salita ripidissima.

Le criticità che ho in incontrato sono state molteplici. Innanzitutto credo di aver sbagliato il momento, non ero emotivamente pronta. Sostenere una lettura così cruda, avvilente, dolorosa presuppone probabilmente una certa dose di tranquillità interiore. Le lunghissime frasi, prive di punteggiatura, mi hanno creato non pochi problemi, soprattutto all’inizio.

Nonostante ciò ero incuriosita… un po’ come quando guardando un film horror ci si copre un occhio con una mano lasciando però la visuale libera all’altro occhio. Ero nauseata da ciò che leggevo e, allo stesso tempo, per nulla sorpresa dalla risolutezza con cui i protagonisti hanno affrontato la situazione. La famosa “forza della disperazione“ non ha lasciato spazio ad avvilimento o commiserazione. Bere o affogare e, in virtù di ciò, agire.

Sarò particolarmente sincera e ciò, presumibilmente, scatenerà il disappunto di molti lettori. Questo libro mi ha delusa. Mi sono chiesta il perché e ho trovato questa risposta: la maggior parte delle riflessioni esternate dallo scrittore mi sono parse ovvie, scontate, a tratti banali e di facile deduzione. Nonostante la tragicità e l’inverosimiglianza della trama ho riscontrato piattume nella storia e così, poco a poco, la fiamma della curiosità si è spenta. Non mi sono emozionata, non ero stupita. Ho l’abitudine di sottolineare ciò che mi colpisce e di Cecità ho evidenziato ben poco. Non sono entrata in quella “dimensione unica“ che molti descrivono quando parlano di Samarago.

Vivrò con questo cruccio.

Citazioni:

  • Se puoi vedere, guarda. Se puoi guardare, osserva. (Libro dei Consigli)
  • È una vecchia abitudine dell’umanità, passare accanto ai morti e non vederli.
  • Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono.

José Saramago (Azinhaga, Portogallo, 1922 – Tias, Isole Canarie, 2010)

È stato uno scrittore, poeta, drammaturgo, giornalista, critico letterario e traduttore portoghese.

Nel 1998 gli è stato assegnato il Premio Nobel per la letteratura perché “con parabole, sostenute dall’immaginazione, dalla compassione e dall’ironia ci permette continuamente di conoscere realtà difficili da interpretare“. Riconoscimento che suscitò molte polemiche nel mondo cattolico per le sue note posizioni antireligiose.

Del discorso che tenne alla consegna del premio è famoso l’incipit con cui si riferì a suo nonno:

L’uomo più saggio ch’io abbia mai conosciuto non era in grado né di leggere né di scrivere.

Pubblicato per gentile concessione di BookLovers e Marilù Iavarone

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