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Fuga di Sapori: L’Economia Carceraria 2.0 – Intervista a Carmine Falanga

Scritto da:

Benedetta Pisani

Se passate per Alessandria, la Bottega Solidale SocialWood è tappa obbligatoria! Non può mancare la Sbirra, una birra artigianale aromatizzata con gli agrumi del Carcere di Siracusa… illegale non berla insieme al Maresciallo, un friabile e delizioso tarallo pugliese tradizionale. I nomi di questi prodotti e di tante altre leccornie che la bottega offre, come il panettone il Maskalzone e i distillati Furbetto, Bricconcello e Malandrino, aromatizzati al finocchietto selvatico, al limone e al mandarino, mi hanno fatto sorridere e riflettere tanto sull’importanza dell’ironia che consente di confrontarci con una realtà complessa e sconosciuta, come quella carceraria, alleggerendo la parte più dolorosa con una nota comica.

Un muro di cinta è stato abbattuto e in due garage è nata la Bottega Solidale, la prima realtà che nasce da dentro, nel Carcere di Alessandria. Un progetto di Economia Carceraria e Circolare volta a creare lavoro per i detenuti e dare vita a nuove collaborazioni con realtà terziarie in diverse carceri italiane, promuovendo la bontà e la sostenibilità di quel che viene prodotto.

Come è nato Fuga di Sapori e qual è la sua mission? Che tipo di prodotti può trovare chi entra nel mondo di Idee in Fuga? Sono realizzati esclusivamente all’interno delle mura carcerarie?

Fuga di Sapori è nato dopo una visita in carcere ed abbiamo notato due garage vuoti ed abbiamo chiesto al Direttore di poter aprire un negozio, tra lo stupore generale dei presenti e mille perplessità ci siamo riusciti a realizzare questo progetto di economia carceraria. Abbiamo prodotti artigianali sia alimentari che non. Sono realizzati da coop attive in diverse carceri italiane ma non solo, infatti stiamo promuovendo un concetto di economia carceraria 2.0 ovvero produzioni anche esterne al carcere con artigiani che sono attenti al sociale ed alla sostenibilità che utilizzano ingredienti provenienti dal carcere. Il 2.0 non è legato al mondo del web ma al fatto che due realtà diverse ma accomunate dalla volontà di produrre prodotti in modo artigianale vengono messi sullo stesso piano.

Durante la nostra arricchente chiacchierata telefonica, Carmine mi ha parlato delle peculiarità dei prodotti a cui Fuga di Sapori regala visibilità tramite la sua vetrina fisica e virtuale. Mi ha colpito molto l’attenzione che alcuni produttori rivolgono alla sostenibilità. La Sbirra, infatti, viene prodotta per finanziare Social Wood, il progetto che dal 2015  ha permesso di attivare la falegnameria didattica del Carcere di Alessandria che, partendo da materiali di scarto, produce manufatti di qualità in linea con i principi della tripla R – recupero, riuso e riutilizzo – e dà vita a nuove collaborazioni con realtà dentro e fuori le mura carcerarie. Un valore aggiunto che spiega il costo di questi prodotti, soprattutto a chi ancora non riesce a coglierne il valore implicito, derivante dall’essere frutto di una filiera economica carceraria. Fuga di Sapori riesce a costruire un ponte per unire “chi produce dentro e chi produce fuori”, in un’ottica di sostenibilità ambientale e inclusività sociale poiché, come ci racconta Carmine, i semilavorati prodotti in modo artigianale e sostenibile in carcere vengono valorizzati da chi produce fuori nel pieno rispetto di questi due principi. 

L’economia carceraria senz’altro contribuisce a scardinare le credenze più negative e rigide che aleggiano intorno alle esperienze penitenziarie, e ne sono una prova tutte le imprese sociali e le cooperative indipendenti che portano avanti progetti virtuosi in tutta Italia. Purtroppo, però, diffidenza e pregiudizio sono sempre dietro l’angolo, soprattutto quando si tratta di realtà sconosciute e “lontane”, come quella carceraria.

Qual è l’obiettivo dell’economia carceraria e quali sono le principali difficoltà che ne ostacolano il processo? Qual è la percezione del carcere nell’immaginario comune? E cosa potrebbero (e dovrebbero) fare le istituzioni e la società civile per sostenerla? 

Dare lavoro per abbattere la recidiva e dare autonomia reddituale si detenuti ed ex detenuti. Le difficoltà sono legate all’ambiente ristretto ma fa parte del gioco e piano piano si impara a convivere e studiare soluzioni alternative a quelle non praticabili in carcere. Lo stigma c’è inutile nasconderlo ma tante persone anche grazie alle nostre iniziative stanno apprezzando il nostro impegno e lo riconoscono acquistando prodotti in bottega o partecipando ai nostri eventi.

La vostra Cooperativa Sociale, Idee in Fuga, grazie al lavoro dei detenuti dell’Istituto Penitenziario “Cantiello e Gaeta” di Alessandria, ha aperto due punti vendita, oltre allo shop online, uno all’interno delle mura carcerarie e l’altro, più piccolino, in pieno centro. Attualmente state portando avanti una campagna di crowdfunding per la realizzazione di un nuovo progetto, che interesserà soprattutto chi ama la birra come me… La creazione di HOPe, il Luppoleto Galeotto, all’interno della Casa di Reclusione di Alessandria per offrire lavoro ai detenuti e sapori sociali e solidali ai consumatori.

Vogliamo produrre anche noi un semilavorato per i nostri prodotti ed in particolare abbiamo pensato alle nostre birre. Con il progetto Hope vogliamo produrre un luppolo biologico nel carcere affidando in custodia a due detenuti il Luppoleto. Abbiamo un crowdfunding in corso per sostenere questo progetto e chiunque voglia sostenerci può farlo da questo link.

Voltaire diceva che “il lavoro allontana da noi tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno”. Tre grandi mali che il carcere attrae impietosamente, in forma ciclica e costante. Il lavoro, equo e solidale, può rappresentare una “via di fuga” da molte condizioni di tristezza e disagio, come il malessere causato dalla condizione di detenzione, la lontananza dalla famiglia e l’impossibilità di condividere momenti felici con i propri cari, la convivenza forzata con altre persone e la difficoltà a esprimere le proprie emozioni con i compagni di detenzione. Il lavoro dà a chi è “dentro” la possibilità di creare qualcosa di bello e buono,donando speranza, motivazione e attimi di felicità.

Carmine, cos’è per te la felicità?

La felicità per me è…crescere due ragazzi che vedono tutti con gli stessi occhi senza discriminare mai nessuno, perché a casa mia non esistono “categorie” ma solo persone.

Ph. Credit Fuga di Sapori

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